mercoledì 28 agosto 2013

Forse si può cavare sangue da una pietra

Ricordo l'ultima discussione che feci con mio padre. Ero già consapevole della gravità delle sue condizioni di salute ma, stupidamente, non mi tirai indietro. Mio padre era solito tacciare come "frutto dell'inesperienza e della gioventù" ogni pensiero politico, mio e di mio fratello, in contrasto con una sua particolare visione, era una persona che se credeva in qualcosa non cedeva di un millimetro. Io vedevo in tutto ciò una mancanza di rispetto, come se le mie opinioni in questo campo valessero zero, solo per la mia età anagrafica o il mio modo di pensare. Quel giorno dissi a mio padre che io ho sempre mostrato rispetto nei suoi confronti ma lui non faceva altrettanto con me. Era già in ospedale e mi sono trovato a stare ore con lui senza dire una parola, perché quelle parole gli fecero male. Forse è stata l'ultima volta in cui ho potuto discutere con mio padre in maniera lucida. Le sue condizioni peggiorarono rapidamente e dopo l'intervento non c'era più niente di quello che era stato mio padre.
Anche da quella brutta discussione vorrei tirare fuori qualcosa di buono. 
Negli ultimi anni il nostro rapporto si era incrinato e avevo smesso di vederlo come un eroe, mettevo spesso in dubbio quello che diceva e mi ricordavo sempre più dei suoi difetti e sempre meno dei pregi. Ho iniziato a sperare di non diventare come lui, odiavo certi suoi modi di fare. Credevo di star crescendo e star abbandonando quella visione infantile del "super-papà". Quelle parole sputate con rabbia rappresentarono il fondo di questa "crescita". 
Mettendo in ordine le sue cose e occupandomi, insieme al resto della mia famiglia, di ciò che lo riguardava, ho potuto riscoprire tante cose di lui che non ricordavo o che non capivo. Il suo archiviare e etichettare ogni cosa per un "possibile uso futuro" era una perdita di tempo per me, fino a quando grazie al suo ordine abbiamo potuto sistemare tante cose altrimenti impossibili da districare. La sua visione della Famiglia, non in senso ristretto di moglie e figli ma in larga scala, ho capito solo ora quanto sia importante. La sua lungimiranza nel lasciarci un promemoria di vicende di famiglia delle quali eravamo all'oscuro, solo per me e per mio fratello, per quanto poco potesse trasparire mi ha fatto capire quanto ci volesse bene e quanto rispetto e stima avesse nei nostri confronti.
Quella discussione voglio vederla come un male necessario. Ho dovuto sbatterci la testa per capire che stavo sbagliando. Riguardandomi indietro ora non sono triste o rammaricato ripensando a quel giorno, sono consapevole che senza di esso non mi sarei ricordato tanti aspetti di lui che stavo scioccamente eliminando.
Non voglio elogiare mio padre solo perché non c'è più, non sono il tipo, voglio solo attribuirgli quello che lui era in realtà e che io ho potuto (ri)vedere solo quando lui è scomparso.
Non era perfetto ma devo ammettere che per tante cose ora vorrei diventare come lui.

"Lui è il miglior informatico della Lombardia"
Carmelo Accolla


sabato 17 agosto 2013

Prologo


Ero solito scrivere frasi e pensieri che la mia mente partoriva in determinati momenti, perlopiù tristi, conservandole gelosamente, lontane da occhi indiscreti. Un giorno smisi, non so bene perché. Era l'inizio di una sorta di "regressione socio-emotiva" che ancora oggi mi porta a tenere nascosti i tratti del mio carattere più fragili, quelli che forse mi rendono più "umano". Lo facciamo tutti, in misure diverse, ma credo che il punto dove sono arrivato non abbia più un solo lato positivo. 
Si può nascondere quello che si sente ma non si può smettere di provarlo.
I recenti avvenimenti della mia vita hanno fatto scattare qualcosa in me, sto riordinando le mie priorità, anche se per alcune è ormai troppo tardi. Mi piace pensare che anche da una cosa orribile e ingiusta si possa tirare fuori qualcosa di buono. Ho capito di vivere troppo spesso preoccupandomi di inezie senza pensare alle cose realmente importanti, suona come un cliché ma ho amaramente scoperto che è la verità.
L'unica persona con cui riesco a parlare di parte di ciò che ho dentro mi ha suggerito di aprire un blog, senza pretese, dove riversare quello che voglio. Eccomi qui.
Non scriverò con regolarità, non scriverò di un argomento solo e non lo farò per destare reazioni nelle persone (non so neanche se scriverò ancora), scriverò quando avrò voglia e quanto avrò voglia, solo per me.
Il nome che ho scelto per questo spazio (grazie all'aiuto della solita persona) rispecchia il mio modo di propormi al mondo, un modo freddo e calcolato forse, ma sicuro. Faccio della logica il mio faro.
In effetti spero che il titolo non influenzi troppo i contenuti.
Si parte!

"Lei non c'è più e il presente è un vuoto che ricopio sui miei maledetti appunti" 
(Leonard Shelby - Memento)